martedì 2 settembre 2014

Caro Babbo Natale, per Natale vorrei un Walking Dead.

La mia domanda è: quando avete visto il primo episodio di The Walking Dead il vostro primo pensiero  è forse stato “non-ci-posso-credere-una-serie-che-parla-di-zombie-è-fantastico!”? Beh, il mio no.
Da non amante degli horror io ho pensato: “Bella l’idea di un serial del genere perché almeno non devo temere che muoiano tutti da un momento all’altro perché cioè…sono i protagonisti.” E ovviamente mi sbagliavo.
Probabilmente non ero stata informata che è all’ultimo grido, tra gli ideatori delle serie tv, ammazzare brutalmente i protagonisti, così giusto per far stare tranquillo lo spettatore.   E dunque il mio percorso con TWD è iniziato armata di corazza dura per sopportare tutte le morti che di lì a poco sarebbero sopraggiunte.
Col tempo mi sono ricreduta perché la serie è obiettivamente azzeccatissima per gli amanti del genere e gli ingredienti ci sono tutti: tanti zombie, poche storie d’amore, zero colonne sonore strappalacrime, lieto fine improbabile e ovviamente lo scenario post- apocalittico che è quasi tutto.

Il vice sceriffo Rick Grimes e sua suocera.


Trama

La storia inizia con il protagonista, il vice sceriffo Rick Grimes, che si sveglia in ospedale dal coma dopo che è stato ferito al torace in uno scontro a fuoco. Il poverino vaga tra qualche chiazza di sangue qua e là, qualche cadavere fatto a pezzi, e mani mozzate che non guastano l’appetito.
Torna a casa, non trova né sua moglie Lori, né suo figlio Carl e ovviamente comincia a temere il peggio finché non viene tramortito da un tizio a caso.

Col procedere della storia Rick troverà sua moglie e suo figlio che sono scampati alla morte assieme a un gruppo di sopravvissuti e per fortuna con loro c’è anche Shane Walsh, sceriffo nonché migliore amico di Rick. Peccato che poi si scopre che Shane e Lori se la intendevano alla grande, difatti, nella seconda stagione Rick uccide Shane. E mi sembra anche giusto.
 
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 #nofilter #meDead #meZombie
#summer #sun #VivaLaVida
Per carità, la storia, di base, è avvincente.
L’atmosfera post-apocalittica è una figata, tutte le regole sociali sono sovvertite, quindi tutti noi piccoli nerd ci immaginiamo che cosa avremmo fatto al posto dei protagonisti. Io, ad esempio, sarei andata verso uno zombie e l’avrei abbracciato predicando il cantico delle creature….e infatti sarei morta nel primo episodio, come la solita femmina bionda scema che muore per prima in ogni horror che si rispetti.
A tal proposito, tra le poche certezze della vita, onnipresente è l’ideona geniale, che evidentemente ti balena in testa quando sei in gruppo con qualche pazzoide o mostro alle calcagna: “Dividiamoci!”. Se non ci fosse, come sappiamo, il genere horror non esisterebbe. E quindi di quando in quando, anche i nostri eroi si dividono per fare cose, cercare gente, andare via per sempre (che poi, dove diavolo volete andare, che non c’è un beneamato piffero intorno a voi?) e, puntualmente, vengono ridotti a brandelli.

Un gruppo di persone in fila il primo giorno di saldi.

Il dilemma fondamentale che però io, forse ingenuamente, mi pongo, è: quale trucco hanno sbloccato i personaggi per avere benzina illimitata in un posto dove si presuppone ci sia stato l’Armageddon? Io non lo so.

Tutto molto affascinante, peccato solo che, a un certo punto, da esserci un sacco di zombie e pochissimi sopravvissuti, ci sono un sacco di sopravvissuti, addirittura riuniti in un piccolo villaggio, e quattro o forse cinque "passeggiatori morti". Insomma, alla faccia dei morti che camminano! C'è più gente viva lì che a Gallipoli, a ferragosto.


 Magari, e chi continua a seguirla potrà confermarmelo, ora invece è ritornata avvincente come prima, nel dubbio, casomai ci dovesse essere davvero il sopravvento degli zombie, l’importante è non tenerne uno stipato in cantina come se fosse un trovatello. The Walking Dead insegna.


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